In questo post promettevo di raccontare in che modo ci esercitavamo nella programmazione, ai miei tempi, all’università. Eccomi qui. Il linguaggio era il glorioso Fortran, l’elaboratore uno Sperry Univac 1100. Che peraltro noi studenti non avevamo mai realmente visto.
Nel centro di calcolo, al margine della rumorosa area di libero accesso, vi era una porta off-limits. Accanto alla porta, nel muro, una piccola apertura fungeva da sportello, unico canale di comunicazione, quasi uno stargate, verso un interno proibito, una dimensione superiore, nel quale misteriosi individui in camice bianco sembravano muoversi quasi danzando nell’aria. O almeno questa era l’immagine che io percepivo.