Un po' in anticipo rispetto al solito, è già arrivata la consueta filippica ministeriale contro i cellulari a scuola per il nuovo anno scolastico. Ed è da quando insegno che vedo nei vertici scolastici questa contraddizione: da un lato ci propongono corsi su metodologie didattiche fondate sul digitale, ci spingono verso la transizione digitale, incentivano la dematerializzazione e indicano come obiettivo lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti. Dall'altro, partono crociate periodiche contro il “cellulare” e l’uso dello “smartphone” in classe.
Ho appena creato il gruppo LinkedIn “Innovazione, Formazione e Tecnologie nella Scuola” con l’obiettivo di realizzare un punto d’incontro per tutti i docenti che credono che le tecnologie e la formazione ad esse connessa debbano essere al servizio dell’efficacia didattica e dell’efficienza operativa. Questo gruppo vuole promuovere l’uso delle tecnologie come strumenti per migliorare l’insegnamento, evitando che diventino un fine a sé stante o, peggio, un elemento di complicazione degli adempimenti burocratici. 💡📚💻🏫
L'ho creato su LinkedIn perché, pur essendo membro di vari gruppi specifici su Facebook come molti altri insegnanti, ho notato che l'argomento 'scuola' è poco presente su LinkedIn. Le due piattaforme hanno utilizzi diversi: mentre su Facebook si discute di una vasta gamma di argomenti, dall'intrattenimento a quelli professionali, LinkedIn è più focalizzato sull'aspetto professionale. Per questo motivo mi piacerebbe vedere sempre più colleghi anche su LinkedIn e in questo gruppo.
🔗 Il gruppo è a questo link: https://www.linkedin.com/groups/9857505/
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Un glossario preso dal libro di testo 📚 oppure dal web 🌐 non stimola affatto gli studenti, è semplicemente qualcosa da copiare/incollare o da sbirciare durante un’interrogazione. Non certo da leggere e approfondire. Generarlo con l’AI 🤖 è diverso. Lo studente vede che cambiando il prompt ✍️ il risultato cambia e giudica quale versione preferisce. Può intervenire per avere descrizioni più o meno lunghe e dettagliate, chiedere un linguaggio tecnico o piuttosto semplice e accessibile.
Tempo fa la politica discuteva di 'sugar tax', cosa opportuna secondo me, ma non se ne fece nulla. Talora faccio il rompiscatole con gli studenti, inducendoli a leggere la lista degli ingredienti di ciò che acquistano o che portano da casa. Oggi ho fatto un salto di qualità (come rompiscatole). Mi sono messo per qualche minuto accanto al distributore a scansionare con l’app che uso al supermercato (e che mi sembra affidabile) i prodotti che l’alunno malcapitato prelevava.
E per la prima volta ho visto un prodotto con un punteggio di 0 su cento! Non ho dubbi che sia tutto legalmente in regola, immagino che le società che installano questi distributori nelle scuole abbiano una regolare licenza di somministrazione di alimenti e che i prodotti siano regolarmente in commercio e privi di ingredienti proibiti. Ma questo non impedisce di vendere ad adolescenti uno snack con quattro additivi, di cui tre segnalati potenzialmente a rischio, e pieno di sale. Oppure bevande piene di zuccheri e additivi.
Seconda A. 🌿 A maggio due ore consecutive di informatica possono diventare pesanti. Così, poichè l’orto didattico della nostra scuola è aperto a tutte le discipline, dopo un’ora ai computer 💻 in laboratorio e dopo aver introdotto brevemente le tecniche di apprendimento del machine learning, abbiamo individuato una APP adatta, testandone l’affidabilità sulle piante etichettate nel nostro orto 🌺 Ci siamo quindi avventurati alla caccia di piante selvatiche commestibili o con proprietà medicinali🌿 Ora gli studenti hanno nei loro smartphone un mini-database delle specie locali, un potenziale dataset per altre materie. Ps: abbiamo anche preso un po’ di sole 🌞 e di aria, che male non fa.
Nella sesta puntata della mia serie di video dedicata all'intelligenza artificiale generativa, costruiamo un prompt articolato da riutilizzare ogni volta che progettiamo un'UDA, al fine di ottenerla in modo coerente con i nostri standard scolastici o comunque con i nostri desiderata.
In questo video propongo un esempio di come chatGPT può aiutarci a predisporre un'attività laboratoriale, consentendoci di focalizzarci sugli aspetti essenziali, omettendo le fasi di ricerca su web e di copia-incolla, sulle quali gli studenti sono già fin troppo allenati.
Bella sorpresa a valle del mio corso #scuolafutura sulla cybersecurity. Mi sono trovato di fronte un bel gruppo di corsisti dell'intero territorio nazionale e di diversi ordini scolastici. Soprattutto di diverse discipline, dai colleghi di informatica a quelli delle materie umanistiche. Esprit de géométrie ed esprit de finesse insieme per dirla come Blaise Pascal. Ho dovuto barcamenarmi tra il timore di risultare incomprensibile ad alcuni quando approfondivo gli aspetti tecnici e quello di sembrare banale ad altri quando giustamente cercavo di orientare il corso all'efficacia complessiva. Per questo mi ha fatto piacere scoprire nella rilevazione di gradimento un giudizio fin troppo lusinghiero sul mio conto e spero mi scuserete questo piccolo cedimento egoico nel pubblicarlo. Grazie ancora a tutti i colleghi che mi hanno seguito. Grazie anche al prof. Gianluca Capaldo e a tutto il Rossi-Doria di Avellino per il supporto e la perfetta gestione.
Perché penso che sia sbagliato, per un insegnante, usare i gruppi WhatsApp come strumento di lavoro.
E perché in questo anno scolastico abbandonerò tutti i gruppi WhatsApp, a partire da quelli dei consigli di classe.
Tra l’assessore dell’Alto Adige che chiede di abolire i voti al di sotto del 4 e il Ministro che si dice contrario, io penso che bisognerebbe abolire proprio i voti. Non ho mai messo voti troppo bassi perché effettivamente sono umilianti, ma anche i voti più alti falsano il rapporto maestro allievo. Vanno bene all'università dove il rapporto è rarefatto.
Un altro mio articolo pubblicato da Nuovo Meridionalismo
Se c’è una cosa sulla quale mi sembra che tutti gli insegnanti siano d’accordo è che uno dei problemi principali della scuola sia l’eccesso di direttive provenienti dalle amministrazioni centrali. Io credo che in queste condizioni bisogna stare attenti a mantenere la bussola sulla formazione degli studenti, non sulla mera soddisfazione dei requisiti ministeriali. Sono convinto che ai ragazzi oggi occorrano essenzialmente due contesti didattici, dove uno di essi rappresenta forse un passo indietro e l'altro uno avanti. E cioè una didattica tradizionale in aula e una innovativa didattica laboratoriale in grado di far germogliare competenze reali.
Leggo un titolo con un virgolettato attribuito al ministro dell'istruzione: "riaddestrare i docenti al digitale". In tre parole ve ne sono due sbagliate. Una è ovvia, 'addestrare' è più adeguata per gli animali del circo (e comunque anche lì sono contrario ad addestramenti e all'uso stesso degli animali).
L'altra è, vi stupirete, proprio 'digitale'. Il fatto è che nelle scuole le tecnologie digitali si usano e anche molto. E i docenti non è che le usino poi così male. Quello che non va è il fatto che il digitale è arrivato a sostituire il cartaceo senza produrre una transizione verso un sistema più efficiente (anzi spesso complicandolo).
Se prima si scrivevano 10 documenti cartacei, oggi si scrivono 10 documenti word, sempre riportando a mano le stesse informazioni, sempre ottenendo documenti stand-alone, nei quali ogni lavoro non elimina né semplifica quello successivo. E nemmeno produce valore aggiunto.
Si dovrebbe abbandonare il termine digitale e tornare a parlare di informatica, ovvero informazione automatica.
C'è una cosa nella quale ho sempre fallito nella scuola: promuovere l'uso di Linux tra i colleghi.
Ricordo che durante il primo anno di insegnamento in una saletta ad uso dei docenti dove c'erano tre PC anziani con Windows XP, lenti e pieni di virus, presi l'iniziativa, per alleggerirli e rimetterli in sicurezza, di installare Linux; non fu un lavoro veloce perché mi presi la briga di recuperare e mantenere tutti i documenti pre-esistenti.
La gestione delle attività legate alla professione dell'insegnante diviene sempre più complessa. Soprattutto in alcuni ordini di scuola, la quantità di adempimenti burocratici e di documenti da produrre è notevole e toglie spazio alla nostra vera mission, una didattica realmente coinvolgente.
In questo contesto si aggiunge un altro aspetto negativo: per come è usata, la digitalizzazione molto spesso non aiuta, ma aggiunge ulteriore complessità. Manca stranamente un software "gestionale" per il docente, al pari di tante altre professioni, mentre le piattaforme dei registri elettronici sono focalizzate sulle esigenze degli studenti e delle amministrazioni.