Vorrei prendere posizione nella discussione relativa alla direzione che l'industria del software sembra aver preso. Prima però facciamo un passo indietro, alla lezione di Alan Turing. Con la sua celebre “macchina”, egli mostrò che era un errore inseguire piattaforme hardware sempre più complesse, perché qualsiasi funzione computabile può essere realizzata con una macchina semplicissima: un nastro, una testina e una logica di controllo. E in questo modo inaugurò quella strada che portò all'architettura di Von Neumann, che è tuttora alla base dei nostri computers.
Da allora gli elaboratori sono rimasti concettualmente semplici, ma la tecnologia non ha più smesso di incrementarne le prestazioni. Se in alcuni campi tale incremento è tuttora il benvenuto, in altri, dove le funzionalità essenziali sono ormai assicurate, realizza una spinta verso caratteristiche accessorie che spesso creano inutili complicazioni all'utente non specialista.