A quanto leggo nei social network, il tema prevalente negli auguri dei più è il giudizio fortemente negativo sul 2013, quasi che il peggio avesse ormai toccato il suo limite.

Ho provato a immaginare come avrebbero giudicato invece il 2013 i miei nonni (e i nonni di tutti coloro che come me hanno i capelli bianchi). Due dei miei nonni sono partiti per la prima guerra mondiale, uno di essi in prima linea. Le mie nonne hanno vissuto due guerre mondiali. E tutti hanno attraversato anni pesantissimi.

Avrebbero forse visto questi nostri attuali come anni di relativa pace, con problemi lavorativi per molti, con immense opportunità culturali accessibili a tutti. Sostanzialmente anni discreti. Si sarebbero invece rammaricati di una diffusa maleducazione, dell'avidità fatta sistema e di una sconosciuta carenza di solidarietà nei rapporti umani tra prossimi.

Vorrei riprendere un argomento che avevo già trattato prima di attivare questo sito web, in un post del quale ho perso le tracce. Il primo commento che ho ricevuto da chi ha letto l'epistolario di mio nonno è quasi sempre stato: "non sembra scritto da una persona che ha frequentato solo le elementari e che è cresciuto in una realtà rurale del Sud". Tra le tante informazioni che ho recuperato soltanto dopo la pubblicazione del libro (a proposito sto pensando di aggiungere una postfazione) c'è il fatto che mio nonno, pur non avendo potuto proseguire gli studi per ragioni economiche, proveniva da una famiglia di professionisti e quindi aveva ampia disponibilità di libri.

Nel carteggio di mio nonno ho trovato un foglio che custodisco gelosamente, una pagina di un vecchissimo libro di filosofia. Anche alcune citazioni che egli fa mostrano la frequentazione di letture non banali. Per contro la brevità del ciclo di studi è palesata da qualche piccolo errore grammaticale, che generalmente ho corretto nella trascrizione. Eppure nel suo modo di scrivere c'è una rara capacità di analizzare ed esprimere compiutamente fatti e sentimenti.

Sono convinto che la cultura si acquisisca innanzitutto grazie alla determinazione a comprendere, davvero, la realtà nella quale viviamo, alla voglia di elaborare idee e tesi, al conseguente bisogno di esprimerle adeguatamente, all'inclinazione a progettare; in sintesi al desiderio dell'individuo di migliorare la propria capacità di pensare in maniera autonoma, libera.

Senza questi prerequisiti, la scuola (istituzione comunque assolutamente fondamentale, non me ne vogliano i miei amici docenti) da sola non basta.

Anche la domenica mi sveglio presto e stamattina l'ho fatto con un'idea:  utilizzare interamente questa giornata uggiosa per migliorare questo libro.

Poiché ritengo che le idee che giungono al risveglio vadano sempre accolte, sto lavorando dalle sette per: aggiungere una postfazione, eliminare qualche errore, inserire qualche altra foto e migliorare la formattazione dei paragrafi. Nella postfazione do qualche informazione reperita successivamente, racconto le reazioni alla pubblicazione e pongo riparo a qualche omissione, come ad esempio l'acquisizione dei commenti di mia zia, figlia dei protagonisti dell'epistolario, cosa che sarebbe stata doverosa da parte mia.

Se qualcuno che ha già letto, o quantomeno visto, il libro, avesse qualcosa da suggerirmi, mi farebbe piacere; deve farlo però oggi, in quanto domattina mando l'aggiornamento all'editore.

Carmine Torre è stato tra i primi lettori della mia pubblicazione ed anche tra i primi ad inviarmi un commento. Carmine mi ha raccontato, non solo nel breve messaggio che riporto più avanti, ma anche durante l'incontro organizzato nell'Agosto 2012 dal comune di Bellosguardo, nel quale era intervenuto con un interessante contributo, la storia del padre Bettino Giuseppe Torre.

Ha diversi punti in comune con quella di mio nonno. Non solo ne fu conterraneo e coetaneo, ma fu anch'egli combattente nella Grande Guerra ed anche lui ritornò con notevoli danni fisici. Non dimentichiamo mai che parliamo di uomini giovani, poco più che ragazzi.

Nelle piazze italiane ci sono monumenti che ricordano i caduti, ma forse troppo spesso dimentichiamo che anche i reduci hanno sofferto, allo stesso modo, la realtà della guerra. Il messaggio che avevo ricevuto da Carmine Torre poco dopo la pubblicazione del libro è il seguente:

"Ho divorato il tuo libro, molto interessante per me e complimenti per la tua prosa schietta e scorrevole che rappresenta, con la dovizia dei particolari, la realtà Bellosguardese del secolo scorso... Ho apprezzato molto il tuo racconto su Passo Buole ove si incontravano e fraternizzavano i poveri soldati degli opposti fronti. Anche mio padre, ferito nella notte del 31 Dicembre 1916, sul dosso Fait- Altopiano di Asiago deve la sua vita agli austriaci che legarano alla men peggio la ferita all' avambraccio sinistro, evitandogli di morire dissanguato.... "  (messaggio ricevuto da Carmine Torre il 1/5/2012)

Da una lettera dell'Agosto 1918:

Cara Angiolina,
vorrei per te una felicità senza nube, un avvenire tutto intessuto di sorrisi e di gioie. Ma quanto è superiore l'amore a questa vita piena di continui e crudi dolori? Mia cara, nell'animo mio ci sei continuamente tu, sempre, e io ti dico continuamente una parola così dolce alle labbra, ti dico ti amo.

Ciò che dicevo al post precedente riguardo alle foto, vale anche per la posta. Sul mio smartphone ricevo frequenti bip di notifica dai miei quattro indirizzi e-mail e dalla messagistica dei vari social network ma tendo ad ignorarli rimandandone anche di ore la lettura. Guardate invece come l'arrivo di una lettera al fronte possa costituire motivo di grande gioia.

Martirio di San LeonardoI più conoscono la data dell'onomastico solo dei nomi più diffusi ed il mio non è tra questi. Per questo motivo non ricevo molti auguri il giorno di San Leonardo, il 6 Novembre. La cosa non mi è mai dispiaciuta davvero: non sono un grande appassionato del rituale degli auguri !

C'è però una telefonata che ricevo sempre, tutti gli anni, quella di mia zia. Mi chiama per farmi gli auguri e mi racconta che, da ragazza, ogni 6 Novembre, lei con mio padre e mia nonna ricordavano intensamente il padre, non mancando di recitare qualche preghiera pensando a lui.

 

Martirio di San Leonardo

Viviamo in un'epoca nella quale, a dispetto della pur tanto invocata privacy, siamo tutti lì, impegnati a rendere pubbliche le immagini della nostra vita, persino quelle più banali, sbandierandole il più possibile nella vetrina dei social networks.

Nelle sue lettere, invece, mio nonno torna più volte alla carica per ottenere una fotografia da mia nonna. Mia nonna gliela nega con delle scuse (ad esempio in una lettera di mia nonna del 20 Febbraio 1918: "Avrei voluto farti contento, cioè di darti la mia fotografia, ma ti assicuro che non è niente buona, sembro una allora allora uscita dall’ospedale..."), ma in realtà considera la consegna della foto a un fidanzato non ufficiale un atto compromettente. E ciò nonostante mio nonno, quattro giorni prima, al termine di una licenza, fosse arrivato ad usare un tono implorante per ottenere la fotografia:

"Angiolina, fra pochi giorni parto e tu lo sai, ritorno tra il ferro e il fuoco, vorrei portar meco un ricordo dell’esser più caro che abbia al mondo, vorrei che tu ti sacrificassi a darmi una tua fotografia in cambio ad una mia che ti spedirò da Napoli. Non trovare ostacoli ti prego so che l’hai la fotografia ..."

Sembra incredibile che egli stesso non consideri banale la propria richiesta, anzi la definisce un "sacrifcio" . Oggi gli sarebbe bastato un giro su internet per trovare tutte le foto che voleva. Davvero sembrano passati ben più di cento anni.