Viviamo in un'epoca nella quale, a dispetto della pur tanto invocata privacy, siamo tutti lì, impegnati a rendere pubbliche le immagini della nostra vita, persino quelle più banali, sbandierandole il più possibile nella vetrina dei social networks.

Nelle sue lettere, invece, mio nonno torna più volte alla carica per ottenere una fotografia da mia nonna. Mia nonna gliela nega con delle scuse (ad esempio in una lettera di mia nonna del 20 Febbraio 1918: "Avrei voluto farti contento, cioè di darti la mia fotografia, ma ti assicuro che non è niente buona, sembro una allora allora uscita dall’ospedale..."), ma in realtà considera la consegna della foto a un fidanzato non ufficiale un atto compromettente. E ciò nonostante mio nonno, quattro giorni prima, al termine di una licenza, fosse arrivato ad usare un tono implorante per ottenere la fotografia:

"Angiolina, fra pochi giorni parto e tu lo sai, ritorno tra il ferro e il fuoco, vorrei portar meco un ricordo dell’esser più caro che abbia al mondo, vorrei che tu ti sacrificassi a darmi una tua fotografia in cambio ad una mia che ti spedirò da Napoli. Non trovare ostacoli ti prego so che l’hai la fotografia ..."

Sembra incredibile che egli stesso non consideri banale la propria richiesta, anzi la definisce un "sacrifcio" . Oggi gli sarebbe bastato un giro su internet per trovare tutte le foto che voleva. Davvero sembrano passati ben più di cento anni.