Vorrei riprendere un argomento che avevo già trattato prima di attivare questo sito web, in un post del quale ho perso le tracce. Il primo commento che ho ricevuto da chi ha letto l'epistolario di mio nonno è quasi sempre stato: "non sembra scritto da una persona che ha frequentato solo le elementari e che è cresciuto in una realtà rurale del Sud". Tra le tante informazioni che ho recuperato soltanto dopo la pubblicazione del libro (a proposito sto pensando di aggiungere una postfazione) c'è il fatto che mio nonno, pur non avendo potuto proseguire gli studi per ragioni economiche, proveniva da una famiglia di professionisti e quindi aveva ampia disponibilità di libri.

Nel carteggio di mio nonno ho trovato un foglio che custodisco gelosamente, una pagina di un vecchissimo libro di filosofia. Anche alcune citazioni che egli fa mostrano la frequentazione di letture non banali. Per contro la brevità del ciclo di studi è palesata da qualche piccolo errore grammaticale, che generalmente ho corretto nella trascrizione. Eppure nel suo modo di scrivere c'è una rara capacità di analizzare ed esprimere compiutamente fatti e sentimenti.

Sono convinto che la cultura si acquisisca innanzitutto grazie alla determinazione a comprendere, davvero, la realtà nella quale viviamo, alla voglia di elaborare idee e tesi, al conseguente bisogno di esprimerle adeguatamente, all'inclinazione a progettare; in sintesi al desiderio dell'individuo di migliorare la propria capacità di pensare in maniera autonoma, libera.

Senza questi prerequisiti, la scuola (istituzione comunque assolutamente fondamentale, non me ne vogliano i miei amici docenti) da sola non basta.