Scuola

"Acquista cosa nella tua gioventù che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento." (Leonardo da Vinci)

Quale didattica?

Se c’è una cosa sulla quale mi sembra che tutti gli insegnanti siano d’accordo è che uno dei problemi principali della scuola sia l’eccesso di direttive provenienti dalle amministrazioni centrali. Io credo che in queste condizioni bisogna stare attenti a mantenere la bussola sulla formazione degli studenti, non sulla mera soddisfazione dei requisiti ministeriali. Sono convinto che ai ragazzi oggi occorrano essenzialmente due contesti didattici, dove uno di essi rappresenta forse un passo indietro e l'altro uno avanti. E cioè una didattica tradizionale in aula e una innovativa didattica laboratoriale in grado di far germogliare competenze reali.

Sul primo punto. Sono convinto che il requisito fondamentale di un buon insegnante sia amare profondamente la propria disciplina e, nel rapporto con gli allievi, restare sé stesso. Le direttive cui accennavo prima, anche se sono un po' differenziate in base agli ordini di scuola, sono le stesse per tutte le discipline e per tutti i docenti. Tendono cioè a uniformare i comportamenti e standardizzare le modalità didattiche, annullando peraltro quella palestra di vita data dal doversi confrontare con tanti approcci diversi quante sono le personalità degli insegnanti. Se penso ai miei (lontani) percorsi scolastici, i professori che sono rimasti più saldi nei miei ricordi sono quelli che portavano in aula un sincero amore per la materia, sono caduti nell'oblio invece quelli che adottavano strategie educative, chi magari voleva farti studiare assumendo un atteggiamento severo, come chi aveva quell'approccio 'materno' divenuto oggi fin troppo diffuso. Insomma (e so che molti colleghi non saranno d'accordo con me) che si mostrino il meno coinvolti possibile con la sfera emotiva dei ragazzi. Servono insegnanti che anche nella valutazione restino fedeli alla propria materia, senza badare al curriculum dello studente, mostrando nei fatti che si sta valutando una conoscenza e un episodio e mai una persona; anche per questo io sono contrario alla valutazione numerica.

Un profilo più basso il docente deve invece mantenerlo in laboratorio, dove lo studente deve percepirsi quanto più possibile autonomo e responsabile di un risultato. Inoltre va fatto secondo me un passo in avanti rispetto alla classica didattica laboratoriale, dove sovente ci si limita a riprodurre soluzioni preconfezionate. Un tentativo in questa direzione è stata l'introduzione dei percorsi di alternanza scuola lavoro, che non hanno dato però, fatte salve le dovute eccezioni, i risultati sperati. Non dev'essere, secondo me, portato l'alunno nell'azienda e nemmeno la scuola deve 'simulare' l'azienda con l'ausilio di una piattaforma. Invece la scuola deve porsi degli obiettivi come se fosse un'azienda, realizzare cioè qualcosa di nuovo coinvolgendo, con un approccio multidisciplinare, le risorse interne disponibili. E condividere con tutta la comunità, in primis con i ragazzi, il raggiungimento di questi obiettivi.

Ho diverse volte sperimentato questo approccio. Anni fa ad esempio realizzai durante una lezione in laboratorio un prototipo di app scolastica in grado di leggere le circolari dal sito scolastico, lo feci usando uno strumento orientato alla didattica, App Inventor. Gli alunni continuarono a lavorarci per completarla. Quando emerse una limitazione dovuta alla tecnologia usata (impossibilità di implementare le notifiche), emerse anche la capacità in un alunno di superarla, insieme alla necessaria determinazione; riscrisse l'app con un linguaggio più avanzato e condivise il risultato con l'intera scuola. Per contro, in un percorso di alternanza scuola lavoro in una azienda informatica, tipicamente ci si sarebbe limitati a piccole spiegazioni da parte dei professionisti che vi lavorano, senza mai essere direttamente coinvolti sul prodotto aziendale.

copertina videoOggi che insegno in un istituto alberghiero sto sviluppando un gestionale per l'accoglienza. Anche se la programmazione informatica non è argomento centrale del nostro ordinamento, gli studenti implementeranno, usandolo, le normali gestioni digitalizzate di accoglienza del turista in modo molto più consapevole, potendo operare anche sul database sottostante, o esportando i dati in un foglio elettronico, che rientra tra le loro conoscenze curricolari, oppure interagendovi con il linguaggio SQL, che potranno iniziare ad apprendere con un approccio pratico e guidato dall'obiettivo. Potranno anche ispirare modifiche al software stesso per adattarlo a nuove esigenze, come quelle legate alle specificità territoriali o alle modalità di ospitalità emergenti, o alla convergenza con obiettivi curricolari delle diverse discipline. Anzi la conferma che il mio obiettivo sarà stato raggiunto l'avrò proprio quando gli studenti mi dimostreranno che alcune mie scelte progettuali non sono quelle ottimali e me ne proporranno altre. Perché una condizione alla base del progresso è che l'allievo, dopo averlo osservato, superi sempre il maestro ߘࠎel frattempo se volete saperne di più su questo progetto, in un video sul mio canale youtube presento il lavoro avviato; il link è  https://youtu.be/u-TY9CQ8i3E

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