Scuola

"Acquista cosa nella tua gioventù che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento." (Leonardo da Vinci)

Ode al Pascal

Ho sempre invidiato al mio meccanico la sua parete fittamente coperta da attrezzi di ogni foggia e misura e pure la sua capacità di afferrare al volo, tra tante, la giusta chiave inglese.

Probabilmente un programmatore ha una gamma ancor più ampia nella quale scegliere il linguaggio di programmazione. Anche qui il linguaggio migliore, semplicemente, non esiste; la scelta ottimale dipende dai requisiti di progetto e dagli skill del team di sviluppo.

Sulla scelta del primo linguaggio di programmazione da utilizzare in un percorso didattico, invece, non ho alcun dubbio: il linguaggio migliore esiste ed è il Pascal. Elegante, sintassi rigorosa, leggibile quasi in linguaggio naturale (per chi sa l'inglese), obbligo di dichiarare le variabili in una sezione dedicata, tipizzazione forte, costrutti esclusivamente strutturati. Leggere codice scritto in Pascal è come leggerne l'algoritmo; quando si usa uno pseudolinguaggio per illustrare con chiarezza un algoritmo, ci si accorge che la successiva codifica in Pascal è quasi una traduzione dalla lingua italiana all'inglese.

L'esperienza che ho fatto in questi anni nella scuola mi ha chiaramente mostrato che, nella fase della comprensione della logica della programmazione, questo linguaggio supera per efficacia, semplicità e velocità qualsiasi altro; supera, per me, persino i pur ottimi tool grafici nati a scopo didattico (ad esempio Scratch), che pure sono utili e non raramente impiego in classe nel primo biennio. Inoltre, dopo aver imparato i principi del coding, sarà poi possibile facilmente approcciare progetti complessi utilizzando l'object pascal di IDE come Lazarus o Borland Delphi.

Perché sto scrivendo questo articolo? Perché sta diventando di moda, nella scuola, considerare il Pascal "vecchio e superato".

A questa obiezione, piuttosto ricorrente, e che trovo irritante come tutti i pregiudizi generati dalla moda o dal sentito dire, rispondo in due distinti modi. Se l'obiezione proviene da un alunno: "Sì, forse hai ragione, ora fa' l'esercizio in Pascal, poi se vuoi, con le idee già chiare, lo riscriviamo insieme in altri linguaggi". Se l'obiezione proviene da adulti: "prima occupiamoci dei concetti, quando l'allievo li avrà acquisiti pienamente non avrà problemi neppure a usare una "chiave inglese" differente.

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